La riflessione sull’interpretazione corretta delle norme processuali nelle cause matrimoniali e sul mancato consenso all’esclusione dell’istruzione DC dalle leggi generali e dalle regole interpretative è ben illustrata da una situazione concreta ossia dalla contesa interpretativa tra due tribunali diocesani relativa alle divergenze nell’interpretazione corretta del divieto del cumulo degli uffici giudiziari (art. 36 par. 3 Istruzione „Dignitas Connubii”).
La discussione verteva sulla possibilità per un giudice di un tribunale di poter essere, in modo costante, rappresentate processuale davanti ad un altro tribunale, nel caso in cui tra questi tribunali, non collegati per ragione di appello, fosse esistita da tanto tempo una collaborazione rogatoriale.
La questione è stata sottoposta all’esame del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, che dopo l’analisi dello stato di fatto e dopo aver esaminato il parere di entrambi i tribunali ha emanato il „Votum Periti” . Il Supremo Tribunale ha dichiarato che la regola del codice relativa al divieto del cumulo degli uffici del giudice e del rappresentante/avvocato richiede un’applicazione dell’interpretazione teologica che prende in considerazione lo “spirito” della legge stabilita e non soltanto una comprensione letterale della norma. Per il caso sopradescritto questo significava che il divieto del cumulo dell’ufficio di giudice ecclesiastico e di rappresentante della parte processuale avrebbe dovuto essere esteso al caso analizzato se tra i tribunali fosse esistito effettivamente un sistema di aiuto giudiziario, anche se i tribunali fossero stati di paesi diversi. La decisione del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica ha risolto il problema di un caso concreto, ma la sua argomentazione può essere un indizio prezioso per un procedimento corretto in situazioni analoghe, che ogni tanto si verificano in tribunali locali.
L’istruzione processuale nelle cause matrimoniali, „Dignitas Conubii”, costituisce un vero vademecum per un legale ecclesiastico. Bisogna però ricordare che le norme dell’istruzione non sono un „algoritmo di comportamento” che può essere applicato direttamente, senza prendere in considerazione le norme del Codice di Diritto Canonico, l’intenzione del legislatore ed il fine della creazione della norma (non soltanto il fine supremo, come il bene delle anime: salus animarum, ma anche quello riguardante la tutela di un valore concreto descritto nella norma). Inoltre, occorre ricordare che le norme dell’istruzione „Dignitas Connubii” non esauriscono tutti i casi che possono verificarsi nel corso del procedimento giudiziario. Infine, l’istruzione DC non è una guida per i tribunali diocesani, nella quale vengono spiegate tutte le questioni processuali.
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