Il diritto canonico dall’inizio del cristianesimo ha occupato un posto importante nella vita della Chiesa. I Concili ecumenici e sinodi locali, sopratutto nel primo millennio, hanno dedicato l’attenzione non solo alle questioni teologiche che sorgevano nelle comunità cristiane, ma anche ai problemi amministrativi e disciplinari. Basta solo analizzare le norme del concilio di Trullo che sottolineano l’obbligo della severa osservanza della disciplina canonica tra i cristiani. Anche oggi la Chiesa svolgendo la missione della proclamazione del Vangelo nel mondo ha bisogno degli atti amministrativi che possano aiutarLa a svolgere la sua missione in modo più efficace.
Il tema delle litterae dimissoriae che sono oggetto di questo studio è una delle questioni che regolano i rapporti tra i Vescovi e tra i Vescovi e i presbiteri e i diaconi. L’esistenza di tale litterae nell’attività amministrativa della Chiesa permette di risolvere alcune delle situazioni relative a coloro che non hanno i requisiti per conferire l’ordine sacro.
Inoltre tali litterae, in modo particolare, sottolineano il fatto che ogni presbitero e diacono dopo la propria ordinazione non può avere una certa autonomia nella sua attività pastorale perché è parte costitutiva del presbiterio eparchiale, che sotto la direzione del proprio Vescovo eparchiale, realizza il fine pastorale della Chiesa.
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