Che la libertà contrattuale, espressa nel broccardo pacta sunt servanda, fosse diventata un principio pressoché indiscutibile nelle teorie giusnaturalistiche dell’Illuminismo, è conoscenza comune. Le sue radici sono tuttavia molto più profonde, in quanto risalgono al pensiero dei giuscanonisti medievali – i primi sostenitori della forza obbligatoria delle promesse informali. quello che ha portato al riconoscimento defnitivo del principio in questione è stato però un processo lungo e complesso. L’obbiettivo del presente articolo consiste nell’individuare i momenti cruciali di questo sviluppo, al quale hanno contribuito molte correnti intellettuali – dalla canonistica, attraverso la seconda scolastica, fino al giusnaturalismo dell’età dei Lumi. Senza tentare di decidere quale di queste correnti abbia portato il contributo decisivo alla creazione del principio in questione, come ha fatto la letteratura precedente, si propone la tesi che è stata la somma dei detti contributi, ciascuno di pari importanza, a portare all’affermarsi della libertà contrattuale nel pensiero giuridico dell’età moderna. Le presenti considerazioni sono focalizzate sullo sviluppo dei concetti, quali la nozione generale del contratto, il suo rapporto al concetto della promessa, la volontà umana come la fonte dell’obbligatorietà del contratto, nonché la giustifcazione morale di tale forza obbligatoria.
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